Una serie di cinque incontri, che avranno luogo tra luglio e novembre, per conoscere la Valle Grana attraverso le immagini nelle loro diverse declinazioni.
Ogni sera precedente all’incontro ci sarà la proiezione di un documentario dei due registi che hanno dedicato gran parte della loro filmografia al racconto delle montagne: Fredo Valla e Sandro Gastinelli.
L’ANTROPOLOGIA VISIVA NELLE ALPI
Il primo incontro d’apertura sarà un viaggio nella storia di una disciplina che negli anni ha influenzato teorie, metodi e linguaggi dell’antropologia culturale e del cinema del reale: come si possono filmare le culture? Partendo dalle voci e visioni dei più grandi autori e antropologi visivi come Robert Flaherty, Jean Rouch, Margaret Mead, David Mac Dougall, John Marshall e Robert Gardner, ci sposteremo nelle Alpi, dove registi come Fredo Valla e Sandro Gastinelli hanno raccontato spaccati di storia e di vita nelle nostre valli. A fine serata verrà lanciato un invito alla cittadinanza a condividere le foto di famiglia e a raccontare le storie dietro quelle immagini, che andranno entrambe ad arricchire il centro di documentazione della Valle Grana.
IL RACCONTO DELLA MEMORIA
Partendo dalle fotografie già presenti nell’archivio dell’Ecomuseo Terre del Castelmagno inizia il viaggio alla scoperta delle storie dei protagonisti di quelle immagini, che diventano così vive e ritrovano la loro voce dopo anni di silenzio. I ricordini dei defunti stessi diventano un’occasione di ricordo e narrazione, a ritrovare radici, per comprendere chi siamo oggi dalle scelte di chi ha vissuto in questi luoghi che ora, più che in altre Valli, sono stati colpiti dall’abbandono. A fine serata inizia la raccolta di chi sceglie di condividere le proprie fotografie e partecipare al questa raccolta collettiva della memoria. Erica Liffredo e Andrea Fantino si accorderanno per le interviste.
L’IMMAGINARIO DELLA VALLE NELLE CARTOLINE
Le cartoline rappresentano l’immaginario che una Valle o un luogo vuole dare di sé. La ricerca delle cartoline storiche porterà un patrimonio di immagini e delle storie che possiamo leggere come in filigrana nelle parole scritte sulle cartoline spedite spesso alle famiglie emigrate, per tenere vivo quel fortissimo legame. Le cartoline di un tempo e le cartoline di oggi: uno spunto di riflessione non solo per chi vive in Valle, ma anche per chi in Valle ci lavora. Dal periodo dello spopolamento all’epoca d’oro degli anni sessanta, alla necessità di reinventarsi oggi con un turismo cambiato. Il covid ha di nuovo mescolato le carte, rivalorizzando il turismo di prossimità. Continua la raccolta collettiva delle fotografie, nuovo lancio di condivisione.
LA MEMORIA NEI RACCONTI ORALI
Il quarto incontro è un’immersione nell’antica tradizione del racconto orale nelle sue svariate sfumature: dalle leggende delle masche tramandate ai bambini durante la veglia nelle stalle alle filastrocche, dalle canzoni alle preghiere. Verranno raccolte in Valle queste testimonianze capaci di raccontare un microcosmo che diventa universale, parte stessa un contesto più ampio ed articolato, di ricorrenze e feste, di usanze che travalicano i confini della Valle stessa. Durante l’incontro verranno proiettati estratti di riprese realizzate negli anni, amatoriali e non, delle feste tradizionali, delle loro musiche e canti, che diventeranno esse stesse spunto di dialogo e confronto: cosa è cambiato nel tempo? Cosa cambierà nel futuro? Ultimo invito alla condivisione delle fotografie di famiglia.
IL RACCONTO COLLETTIVO
A conclusione del ciclo di incontri ci sarà la restituzione alla collettività del lavoro di raccolta delle nuove fotografie e delle interviste realizzate. Verranno proiettate le interviste, in un lavoro riassuntivo di presentazione del progetto, accompagnato dal lavoro di ricerca storica ed etnografica correlato. A conclusione dell’incontro verrà proiettata una selezione delle foto, spunto di racconto e coinvolgimento diretto di condivisione durante l’incontro.
GLI APPUNTAMENTI FUTURI
Nel secondo e terzo anno del progetto verranno affrontate altre tematiche che ci consentiranno di tracciare uno schema e una visione complessiva della Valle, della sua storia e dei suoi abitanti da un punto di vista sia antropologico sia etnico-storiografico.
Nel SECONDO ANNO si andranno ad approfondire nello specifico le tematiche che riguardano la tradizione, dai rimedi naturali alle ricette, dagli strumenti musicali della tradizione ai nomi delle costellazioni nella tradizione popolare.
Nel TERZO ANNO si andrà infine ad approfondire quella che è l’architettura della Valle, a conoscere e studiare le strade ed i percorsi, l’iconografia sacra e quella profana.
Sabato 27 luglio - Alpignano, nel parco del Castello Provana
Sabato 3 agosto - Ecomuseo Colombano Romean a Salbertrand (TO)
MARGHERITO - C’È TEMPO PER TORNARE A CASA
È possibile consultare il programma del Festival al seguente link: https://www.glocalfilmfestival.it/programma-2024/
Un viaggio nel passato, una melodia di ricordi e la magia del cinema si sono fusi: giovedì 7 Dicembre 2023 alle ore 21:00 è andata in scena la seconda proiezione del film "Il paese che (non) aveva il jukebox" di Erica Liffredo, presso il Cinema Contardo-Ferrini di Caraglio.
Il paese che (non) aveva il jukebox di Erica Liffredo GUARDA QUI IL TEASER
LA REGISTA - Erica Liffredo
Erica Liffredo, originaria di Cuneo, si è laureata in lettere moderne all’Università degli studi di Parma e ha poi frequentato un master in editing e scrittura di prodotti audiovisivi presso l’Università degli Studi di Torino.
È autrice del soggetto e della sceneggiatura di “L’ultimo Flash” (2006) e del soggetto e della sceneggiatura di “La Badante”, vincitrice del RIFF 2008.
È autrice e aiuto regista del documentario “E l’Italia volò” (2012) e co-autrice del documentario “Borsalino city”. Abita a Cervasca, in Valle Grana.
Tra i personaggi che hanno prestato la loro testimonianza c’è chi ha scoperto San Pietro durante una vacanza estiva, chi è nato lì ma se n’è poi andato per motivi lavorativi e chi invece non si è mai separato dal suo luogo d’origine.
Andreina Morino, classe 1935 ha scoperto San Pietro negli anni ‘50 e da quel momento il legame con il luogo è diventato indissolubile e non ha smesso di tornarci. Zia Nini, il suo soprannome, ha trovato proprio qui l’amore della sua vita, permettendole di creare così un vincolo di sangue con questa terra.
Originario di San Pietro, da giovane ha vissuto quelle estati irripetibili in cui i ragazzi del posto entravano in contatto con quelli provenienti dalla città. In quelle estati lui ed altri giovani, quasi di nascosto per non mancare di rispetto al parroco, hanno imparato a ballare il twist e hanno visto addirittura il loro primo bikini. La vita lo ha poi portato a lavorare in tutto il mondo e a stabilirsi poi in Lussemburgo, ma il suo legame con San Pietro è inossidabile e non smette di tornarci quando ha bisogno di respirare un po’.
Figlia di Pier Andrea Amedeo, Elisa al momento delle riprese viveva ad Amsterdam insieme ai figli Matteo e Massimiliano, ma nonostante la distanza il richiamo di questo luogo incantevole la riporta ogni anno nella casa dove ha trascorso le vacanze estive da bambina con la nonna, perché il legame con quel paradiso di ricordi non potrà mai spezzarsi. Chissà che i giovani figli, i quali stanno pian piano stringendo legami con i giovani di San Pietro, non decidano un giorno di trasferirsi stabilmente a San Pietro.
LA PRODUZIONE
Il documentario, che fa parte del progetto IconAlpe, è stato co-prodotto dalle associazioni La Cevitou e Contardo Ferrini, grazie al fondamentale supporto delle Fondazioni CRC e CRT e della Regione Piemonte.
Per la realizzazione sono state utilizzate molte testimonianze dirette di alcuni personaggi che hanno vissuto in prima persona quel periodo, oltre al prezioso supporto di molti filmati d’epoca messi a disposizione da Nino Toselli.
Un viaggio attraverso il tempo e la storia di un pittoresco borgo di montagna, ci piace definire così "Il paese che (non) aveva il jukebox", il documentario diretto da Erica Liffredo.
L’opera cinematografica ci trasporta nell'epoca d’oro della villeggiatura turistica in Valle Grana, catturando l'essenza di vent'anni di storie, ricordi e emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti e l'archivio di video storici curato da Nino Toselli.
Accompagnati da narratori autentici e immagini, il film celebra le estati magiche trascorse a San Pietro Monterosso Grana (CN). Ogni frame è un tuffo nei ricordi vividi di coloro che hanno amato e amano tutt’ora questo luogo, rendendo tangibile la bellezza intramontabile di un piccolo paese di montagna.
La Valle Grana e San Pietro Monterosso sono come uno scrigno prezioso e questo film è il tentativo di svelare il contenuto segreto di questo scrigno, invisibile ai più, ma incredibilmente resistente al passare del tempo, sfidando lo spazio e custodendo con tenacia la sua eredità per le generazioni future.
Durante il processo di realizzazione, si è riscoperta la bellezza "nascosta" di questo luogo attraverso un approccio multi-canale. Dalla ricerca storica di immagini, filmati d'epoca e documenti d'archivio, alla comprensione della realtà attuale dal punto di vista ambientale, sociale, culturale e produttivo, il film si basa anche sulle voci delle persone che hanno contribuito a plasmare questa comunità unica, rivelando la magia di un paese (senza) jukebox, dove la vera ricchezza risiede nelle storie intrecciate delle persone e nella forza indelebile dei ricordi condivisi.
Erica Liffredo e Andrea Fantino durante le riprese del film
“All’imbocco della Valle c’è l'ultimo juke-box: da Monterosso a Pradleves a Castelmagno, nessun albergatore e nessun bar ne ha voluto nei suoi locali, radio e televisione sono tenuti a basso volume, le macchine circolano senza fracasso. Un pescatore, una canna, la sua trota. E attorno, il silenzio.”
Così i giornali descrivono il piccolo paese di San Pietro di Monterosso, in provincia di Cuneo, alla fine degli anni ’60.
Siamo nel pieno del boom turistico della villeggiatura: gli alberghi sono pieni, da giugno a settembre c’è gente dappertutto, si sperimenta in concreto quello che poi verrà chiamato l’albergo diffuso, perché tutte le camere libere anche all’interno delle abitazioni private vengono messe a disposizione dei turisti.
Si balla e ci si diverte con poco a ritmo di musica.
Ma nelle borgate la vita è dura: non ci sono strade, né corrente elettrica o acqua potabile, si lavano le lenzuola a mano, si comunica con il telegrafo e spesso manca la luce, ma questo non ferma l’accoglienza e la voglia di fare festa.
Mentre in paese arrivano turisti dalle città più importanti del nord Italia (Torino, Milano, Genova, Asti, Alessandria...) e le seconde generazioni dei migranti in Francia (soprattutto Costa Azzurra) in silenzio le borgate si svuotano.
Gli alberghi oggi sono vuoti, ma c’è un legame che resta sempre, profondo e inspiegabile per chi in quel paese l’ha vissuto e poi non l’ha più abbandonato.